Cos'è
Nell’età dei lumi, dopo trent’anni dedicati alle scienze, scelse il servizio ai poveri e lo studio delle Sacre Scritture. Quante persone del nostro paese sentendo parlare di Maria Gaetana Agnesi si domandano chi fosse. Forse la si ricorda perché a Masciago esiste tuttora la villa ex Agnesi, dove soggiornò in vari periodi della sua vita e una via porta il suo nome. Gaetana Agnesi era un personaggio davvero straordinario. Donna capace di legare, nel corso della sua lunga esistenza, la passione per la cultura a quella per l’umanità sofferente,dedicò i primi trent’anni di vita allo studio di diverse discipline e il seguente periodo al servizio dei poveri e dei diseredati. Figlia di Pietro Agnesi, feudatario di Montevecchia, e di Anna Brivio, nacque a Milano il 16 maggio 1718; venne battezzata nellaparrocchia dei SS. Apostoli e Nazaro Maggiore il 23 maggio dal curato Giulio Ottavio Buzzi. Apprese da bambina il francese e il latino, stupefacendo gli ospiti del salotto paterno recitando a memoria nella lingua di Cicerone l'”Orazione nella quale si dimostra che lo studio delle arti liberali non è affatto disdicevole al sesso femminile” (composta in italiano dal suo precettore, l’abate Niccolò Gemelli), in difesa degli studi delle donne da lei tradotto a soli nove anni. A undici anni Maria Gaetana era soprannominata “oracolo settelingue” per la perfetta conoscenza di italiano, latino, greco, francese, spagnolo, tedesco ed ebraico. Il padre, orgoglioso di quella figlia prodigio, la mise in “mostra” nel salotto di casa, invitando gli intellettuali della città. Maria Gaetana era, assieme alla sorella Maria Teresa, musicista e compositrice, il centro d’attrazione della vita sociale del genitore. Nella casa paterna affluivano molti personaggi e studiosi che erano impressionati dalla capacità, e anche dalla semplicità, della colta giovincella. Dissertava con grande competenza su tutti gli argomenti, mettendo anche in rilievo come la capacità negli studi non fosse preclusa alle donne. Gli ospiti la misero alla prova, le rivolsero domande, la provocarono e poi rimasero a bocca aperta di fronte alla sua capacità di condurre le discussioni. Un diplomatico francese, frequentatore di casa Agnesi, Charles de Brosses di passaggio a Milano nel 1739, definì Maria Gaetana “né brutta né bella, un fenomeno letterario, una cosa più stupenda del duomo di Milano”. L’Agnesi non si limitò allo studio delle lingue, ma approfondì la filosofia e le scienze matematiche e furono proprio le ricerche in tale campo a renderla famosa.Nel 1738 pubblicò le “Prepositiones philosophicae”, un trattato di 191 testi di filosofia e di scienze, nel quale mise in luce una cultura enciclopedica dibattuta in riunioni nelle quali l’autrice raccolse le tesi da lei sostenute nelle pubbliche accademie, nonché le considerazioni filosofiche più varie e disparate che nel primo settecento andavano sotto il nome di filosofia. L’opera infatti trattava di logica, ontologia, pneumatologia (scienza degli spiriti), meccanica dei gravi, dei fluidi, dei corpi elastici. Nel 1748 pubblicò le “Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana”, due volumi nei qualiordinò gli studi che in quegli anni erano stati condotti sul calcolo infinitesimale.Nell’opera divulgativa è illustrata con estrema chiarezza anche una curva algebrica scoperta da Fermat e di cui Guido Grandi aveva già dato la costruzione. La competenza con la quale Maria Gaetana descrisse questa “curva” che verrà chiamata “versiera”, curva cubica piana di equazione cartesiana rappresentata e disegnata dall’autrice, era esemplare, la lucidità dell’esposizionestraordinaria; la quantità di esempi che illustravano le varie teorie, fecero sì che la fama dell’autrice varcasse i confini. La pubblicazione venne dedicata all’Imperatrice Maria Teresa d’Austria che donò alla studiosa un prezioso ricordo, un cofanetto di cristallo di rocca e un anello con brillanti. Ancora oggi Gaetana Agnesi è ricordata nei volumi di storia della matematica, nelle enciclopedie e anche in vari siti Internet, per essere stata una delle poche donne dedite, nei secoli passati, alla matematica. Nel 1991, gli scienziati americani responsabili delle scoperte spaziali, denominarono “Agnesi” un cratere del pianeta Venere, in onore di questa distinta scienziata e matematica italiana. Nel 1749 la gloriosa Università di Bologna, all’unanimità, offrì una cattedra di Pubblico Lettore di Matematiche a “Caietana Agnesi Nobilis Virgo Mediolanensis”, ma la nobile Gaetana, pur ringraziando dell’onore non l’occuperà mai. Graditissimo le giunse il plauso di Papa Benedetto XIV (Prospero Lambertini) accompagnato da benedizioni e doni preziosi. Nella sua vita, infatti, urgeva il desiderio di aprirsi ad altre dimensioni: quella della preghiera e dell’azione caritativa. Il vero cambiamento, nella vita della donna, non fu l’abbandono degli studi a favore della dedizione ai poveri, ma la scelta di allontanarsi dalla vita pubblica, mondana, per aiutare i bisognosi e per approfondire il rapporto con Dio, avvicinandosi alla Sacra scrittura e alla teologia. Non mancarono sul conto di Maria Gaetana, alcune voci malvage, che ella, dopo la publicazione dell’opera matematica, abbandonasse gli studi e si dedicasse alle opere di religione perché amareggiata dalla fredda accoglienza degli italiani. Dal momento che quei pensieri non corrispondevano al vero, né potevano essere stati dettati da altro se non dall’invidia, con poche ma significative parole Maria Gaetana rispose loro, e spiegò che se i suoi studi giovanili avevano assecondato essenzialmente i desideri di suo padre, le opere di bene soddisfacevano la sua libera volontà nel dedicarsi a quanto aveva da tempo nel suo animo: “l’uomo deve sempre operare per un fine, il cristiano per la gloria di Dio; finora spero che il mio studio sia stato di gloria a Dio, perché giovevole al prossimo, ed unito all’obbedienza essendo tale la volontà di mio padre: ora cessando questo, trovo mezzi e modi migliori per servire Dio e giovare al prossimo ed a questi devo e voglio applicarmi”. Soprattutto dopo la morte del padre, avvenuta il 19 marzo 1752, l’Agnesi, libera dalle costrizioni paterne, potè portare avanti l’azione caritatevole, aprendo persino le porte di casa sua agli emarginati; per poter proseguire nelle sua attività, dovette persino ‘stendere la mano’ e vendere anche il dono ricevuto dall’imperatrice. Nel 1786 si era avviata l’era delle riforme “giuseppine” che segnò un capolgimento dei rapporti tra Stato e Chiesa. Il moderno Stato laico pose sotto il suo controllo ogni aspetto della vita ecclesiastica e sancì una spietata politica restrittiva. Si abolirono il Sant’Uffizio e le esenzioni fiscali in favore del clero, si ridusse il numero dei monasteri, limitate le funzioni sacre e le processioni, caddero tonache e si chiusero conventi. Prima su tutti, a levare in alto lo scudo in difesa degli ordinireligiosi claustrali, fu proprio l’Agnesi, che si recò presso l’arciduca Ferdinando governatore della Lombardiaper chiedere clemenza e accogliere le sue istanze, ma la volubilità dell’arciduca mandò tutto all’aria e dell’ospedale dell’Agnesi, così come dei monasteri, non si sentì nemmeno più parlare. La cerchia di personaggi illustri che aveva frequentato il salotto di casa Agnesi, dimenticò la giovane e promettente scienziata che li aveva colpiti quanto donna capace di fare sfoggio di una cultura enciclopedica; gli esponenti del secolo “illuminato”, immersi in un clima venato di anticleritarismo, forse faticavano a comprendere la religiosità della scienziata. Intraprendeva così la sua nuova missione di umiltà. Nel frattempo si era completata la ristrutturazione del palazzo del principe Trivulzio e si era aperto il nuovo e accogliente Pio Albergo dei poveri. Nel 1771 Maria Gaetana venne chiamata dal cardinale Pozzobonelli a ricoprire l’incarico di direttrice e visitatrice del quartiere delle donne, missione assai gravosa e di reponsabilità. Condivise la vita delle ospiti dell’istituzione vivendo in semplici locali del Pio Albergo, per i quali pagava l’affitto; si dedicava con le ricoverate anche ai lavori femminili. Maria Gaetana non potè realizzare la sua vocazione alla vita religiosa, ma questo non le impedì di intraprendere un intenso cammino spirituale, di cui ci è pervenuta una significativa testimonianza diretta: le pagine da lei scritte e raccolte sotto il titolo “Il cielo mistico cioè contemplazione delle virtù, dei misteri e delle eccellenze del Nostro Signore Gesù Cristo”. Nel corso del 1798 Maria Gaetana soggiornò, su invito del fratello Giuseppe e della sorella Paola, nelle ville di Montevecchia e di Masciago Milanese, per trovare sollievo ai malanni che l’affliggevano; tornata a Milano, si sentì male e trascorse gli ultimi venti giorni di vita in agonia spegnendosi il 9 gennaio 1799. Quando morì, la situazione politica era molto confusa. Le autorità della Cisalpina avevano soppresso ogni forma di culto esterno per evitare provocazioni contro il clero da parte dei soldati francesi; anche l’antico sistema dei funerali era stato modificato. Il trasporto notturno di Gaetana Agnesi dal Pio Albergo Trivulzio al Fopponino su un carro tirato da un solo cavallo, senza un sacerdote, non fu certo adeguato alla fama e ai meriti della defunta. Il suo corpo venne tumulato in una fossa comune insieme alle altre donne povere nel Campo Santo fuori di Porta Romana. Masciago serba il ricordo per questa donna che veramente grande di “nobile ed amabile aspetto, colta, garbata, destava l’ammirazione dei concittadini e dei forestieri”. Il Comune di Masciago Milanese, nel cui territorio si trova tuttora la Villa Agnesi, dedicò a Maria Gaetana la via che passa davanti all’ingresso principale dell’ex palazzo; inoltre volle ricordare il soggiorno di lei in paese con una lapide murata sulla parete della torre la quale reca la seguenti parole: In questa villa paterna visse Maria Gaetana Agnesi studiando istruendo beneficando a ricordo dell’illustre donna nel primo centenario della sua morte il municipio pose. IX gennaio MDCCCXCIX A cura di Ildefonso Valota