Cos'è
Pierluigi Ghianda, uno dei cittadini illustri di Bovisio Masciago, nato e cresciuto nel nostro paese, è stato uno degli artigiani più rinomati d’Italia. Un “Legnamè”, come si definiva, che dalla Brianza aveva conquistato fama internazionale e apprezzamento di architetti, designer e mobilieri di tutto il mondo.
Figlio d’arte, il padre Iginio lavorava con il legno alla fratelli Zari dove si costruiva di tutto, da piccolo dormiva sopra la bottega di casa e viveva a stretto contatto con gli operai. Rimasto orfano a dodici anni, la madre prese in mano le redini dell’azienda e lo mandò a studiare ragioneria. Ma Pierluigi amava troppo il legno e ai numeri preferiva la pialla e lo scalpello.
In un’intervista, raccolta per il volume “Storie&Volti” realizzato dal Comune di Bovisio Masciago nel 2007, Pierluigi racconta con simpatia un aneddoto sull’esito dei suoi studi di Economia all’Università Cattolica: << Un giorno ho lasciato i libri nella stalla, che d’inverno era il posto più caldo, e la vacca me li ha mangiati. Chiuso con lo studio dei numeri, che non sono mai stati il mio forte, mi sono dedicato alla bottega>>.
Dopo aver assunto la direzione della bottega di casa, Pierluigi Ghianda ha realizzato centinaia di modelli che, con il trascorrere degli anni, hanno iniziato a viaggiare in tutto il mondo, da New York a Tokyo, da Parigi a Hong Kong. Un artigiano con la grande qualità di sapersi mettere in discussione e confrontarsi con gli operai che hanno sempre lavorato accanto a lui, spalla a spalla.
Ha lavorato per nomi prestigiosi come Gianni Agnelli, Massimo Moratti e il principe Emanuele di Savoia e ha collaborato con architetti e designer del calibro di Gae Aulenti, Aldo Cibic, Cini Boeri, Luca Bergo, Piero Castiglioni, Philippe Daverio e Marco Zanini. È stato richiesto dalle aziende più prestigiose Hermès, Rolex, Loro Piana, Pomellato, Dior, Knoll, Rosenthal, ClassiCon, Dior, Memphis, Rochas, Pomellato, De Padova, Thomas che gli hanno commissionato lavori per le proprie sedi e per i propri negozi.
Le creazioni da lui modellate si possono trovare all’interno di Palazzo Grassi a Venezia e del Teatro Rossini a Pesaro, anche nel rinnovato Musée D’Orsay di Parigi, la sede della più importante collezione degli impressionisti, tutte le parti in legno sono state realizzate dalla sua “bottega”.
Nel 2001 è stato insignito dell’onorificenza di Ufficiale della Repubblica e persino una delle istituzioni più importanti del mondo in campo artistico, il Museum of Modern Art di New York, il MoMA, ha esposto alcuni dei suoi lavori, tra cui la famosa squadretta da lavoro, come esempio di design italiano nel settore merceologico della galleria d’arte.
Pierluigi Ghianda aveva la straordinaria abilità di plasmare il legno e dargli forma fino ad imprimergli la propria firma, lo considerava un materiale vivo anche dopo centinaia di anni e lo rispettava tanto da preferire l’uso degli incastri per la realizzazione dei mobili, al posto di sistemi che potevano ferirlo come i chiodi.
Un esempio del suo tocco magistrale è il tavolo “Kyoto” realizzato per Gianfranco Frattini, con il quale ha avuto un duraturo e forte legame, ed esposto al MoMA, composto da 1.750 incastri che formano una texture di 1.600 fori quadrati, un capolavoro di luci ed ombre.
Scomparso il 9 giugno 2015 all’età di 89 anni, l’attività di Pierluigi Ghianda ha spaziato in ogni campo, ma egli anche un uomo profondamente legato alla sua famiglia che amava definire le sue tre figlie, Maria Luisa, Serafina e Beatrice, i suoi più grandi capolavori, e loro, con la moglie Francesca l’hanno sempre sostenuto e aiutato nei momenti più duri.